C’ MON BARBIE…

“Bello Barbie, però…”
Devo proprio dirlo. Mi dispiace, ma questo film non è bello, è splendido.
Ho trovato il film di Greta Gerwig geniale, in tutto e per tutto, ma ci ho messo un pò a capire cosa
mi avesse tanto disturbata.
Ci ho pensato, e la risposta era lì, intorno a me.
Questo film è stato scritto e realizzato con grande intelligenza e profonda sensibilità; è un film
traboccante di citazioni cinematografiche di livello, e genera forti emozioni rimandando ad
utopistiche e distopiche realtà, opposte ed identiche alla nostra.
Purtroppo, c’è un purtroppo.
Non ho apprezzato che un’opera del genere, sia stata venduta, o meglio spacciata, come un film per
ragazzi, anzi per ragazzine, perché non è così.
Si è puntato al botteghino, riempiendo le sale si flotte di adolescenti e bambine vestite di rosa, molte
delle quali intervenute per guardare un film semplice.
Ma questo film semplice non è!!
Affatto.
Il risultato di una campagna pubblicitaria basata sul meraviglioso mondo di Barbie, sui lustrini e sul
trend creato dalle adolescenti di andare al cinema vestite di rosa, è stata una pubblicità ingannevole,
tipo quelle di certe poltrone.
Si parla di un film adatto a tutte le età, ma con una morale finale profonda e comprensibile a tutti.
Quello è il Re Leone.
Qui bambini, genitori e ragazze adolescenti, sono state chiamate dalla sirena bionda e bellissima di
nome Barbie, e catapultate in un film di Kubrick.
A tratti commedia, a tratti film drammatico, questo film muove tutte le corde dell’anima, colora di
infinite sfumature il cielo e… non solo di rosa.


Il film non è adatto ad un pubblico di bambini e probabilmente neanche a molti adulti, perché
complesso.
Parla di emozioni umane estremamente raffinate, parla di femminismo in modo critico ed
intelligente, di maschilismo e di patriarcato, di quello che è il confronto tra uomini e donne oggi.
Questo film fa pensare al libro “Ragazze elettriche” di N. Alderman, ai libri di Margaret Atwood e a
tante altre opere, molto più evolute per l’appunto; opere in cui una donna, posta in una posizione di
predominio, finisce per comportarsi esattamente nello stesso modo in cui si comporta oggi l’uomo,
quello sbagliato.
In questo film l’uomo che vive soltanto per la sua donna, non conosce il suo valore e non sa neanche
di averne, si parla di uguaglianza, di prevaricazione e di amicizia, di bullismo, di vergogna, e di
quella sottile violenza che c’è dietro ogni gesto, anche il meno aggressivo.
Parla di frustrazione, e anche di “rapporti tossici”, come piace tanto definirli oggi.
Si può prevaricare senza neanche avere il bisogno di farlo.
Questa frase mi ha colpito quando l’ho ascoltata qualche tempo fa, perché mi ha permesso di
comprendere quanto alcuni di noi, nella vita, partano così tanto svantaggiati e in una posizione di
difficoltà estrema rispetto ad altri, che nel combattere le stesse battaglie, alcuni lottino con la katana
e altri col cucchiaio di legno, alcuni partano per la guerra con l’armatura, altri nudi, e conoscere
“l’arte della guerra” è irrilevante in questi casi.
Portate i fazzolettini perché ci saranno dei momenti molto delicati, che potrebbero farvi uscire
qualche lacrimuccia, e non vestitevi di rosa, perché alla fine del film ve ne potreste pentire!

Marta Graziani