OSANNAPLES di M. Deborah Farina

In Prog We Trust

Osanna! Non la band, almeno per ora, bensì l’acclamazione biblica. In senso di giubilo. E con la Pasqua passata relativamente da poco. Perché prima di parlare del documentario che ha generato in noi tanto entusiasmo, vi è da condividere una gran bella notizia.

A fare l’annuncio, con un tono asciutto ma al contempo – giustamente – fiero, euforico, è stata in settimana la regista stessa, M. Deborah Farina: “Domani 24 aprile, Osannaples live in Hollywood al “Los Angeles Italia Film, Fashion and Art Festival”. Proiezione ufficiale ore 19 di Los Angeles, ore 4 italiane (del 25). I temerari che vorranno vedere il film, potranno prenotare la visione gratuita on demand“.

osannaples

A seguire veniva segnalato il link col quale accedere a MyMovies. Ed anche se chi vi scrive tale film, mostrato in anteprima mondiale il 25 febbraio 2021 al “Seeyosound International Film Music Festival” di Torino, se lo è già potuto godere, una prenotazione per rivederlo ci è scappata volentieri.

Dalla pagina festivaliera di MyMovies sembrerebbe poi che lo streaming resti attivo fino al 27 aprile. Un motivo in più per approfittarne; specie se amate Napoli, se amate il Progessive italiano, se amate quei documentari in cui è la musica a farla da padrona.

Il ruolo di M. Deborah Farina

La prima nota di merito è proprio il ruolo a dir poco regale che M. Deborah Farina ha concesso alla musica. Un qualcosa che, come vedremo più avanti, anche in casi come questo non è affatto da dare per scontato. Senonché musicalità e ritmo sono, a nostro avviso, prerogative costanti delle opere realizzate finora dalla biondissima e vulcanica cineasta, che non per niente finisce per occuparsi spesso in prima persona anche del montaggio.

Nel caso si scorra nella sua filmografia la “playlist” relativa ai documentari, procedendo a ritroso nel tempo fanno capolino titoli come Tutti i Colori di Sergio Martino (2018), Down by Di Leo. Viaggio d’Amore alla Scoperta di Fernando Di Leo (2015), Mondo Piccioni (2014) ed il fiammeggiante Anarchitaly (2012) dedicato ad autentici poeti della visione quali Alberto Grifi, Carmelo Bene, Mario Schifano, Romano Scavolini e molti altri ancora.

Insomma, nella sua accorata indagine abbiamo fin qui incrociato sia Maestri della scena musicale che riflessi di un amore sincero, profondo, per il cinema di genere italiano.

Gli Osanna

Ora gli Osanna. E M. Deborah Farina ha fatto il botto. Lo affermiamo con tanta convinzione perché il recentissimo Osannaples è realmente un documentario dagli equilibri perfetti, forse il migliore che la regista abbia realizzato finora.

Innanzitutto degna celebrazione di una delle band più innovative e camaleontiche del Prog italiano, rigeneratasi più volte e arrivata ai 50 anni di attività; ma in filigrana si può scorgere anche altro. Eh, “la vita è un viaggio“, avrebbe commentato un amico scomparso da poco al quale il film sarebbe piaciuto molto. C’è da scommetterlo.

E nel viaggio di quasi due ore da noi intrapreso sullo schermo abbiamo visto mescolarsi sapientemente materiali di repertorio, interviste recenti, comprensibile amarcord, dimostrazioni di affetto tra vecchi compagni di palco, come anche schegge di un progetto musicale ancora molto vitale. Più il ritratto di una città – e della sua effervescente controcultura – che affascina di suo, attraverso la brillantezza delle inquadrature e la schiettezza del racconto. Napoli.

Non però la sua immagine cristallizzata. Bensì un quadro in movimento che nella sua evoluzione non finisce mai di stupire. Contribuiscono ovviamente a un simile affresco quelle macchie di colore, gli Osanna nei loro sgargianti costumi scenici, ripresi con il Golfo o il Vesuvio sullo sfondo ma senza che si crei così un banale effetto-cartolina; semmai in modo da definire uno scenario ultrapop, in cui gli esiti sorprendenti della loro ricerca musicale possano tornare prepotentemente alla ribalta.

Il successo di Osannaples

Già, c’è veramente tanta musica in Osannaples. Ma, come dicevamo in apertura, pure questo non è affatto da darsi per scontato: quante volte negli ultimi tempi abbiamo assistito a documentari musicali eccessivamente verbosi, con brani interrotti di continuo, andamento spezzettato e scene di raccordo superflue? Rifacendosi evidentemente ad altre consuetudini, magari di scuola anglosassone, la regista ha voluto concedere ampio spazio a sequenze dal forte impatto musicale. Tra estetica da videoclip e film-concerto, ma senza sacrificare contenuti, allegorie, brevi inserti narrativi.

Palepoli

L’apice si raggiunge probabilmente nel momento in cui è Palepoli ad essere omaggiato. Tra parentesi, grande album Palepoli (1973). Nonché indice di un iter ricco di inventiva, in cui le contaminazioni e la libertà espressiva hanno sempre fatto la parte del leone. Passaggi strumentali mai scontati. Una napoletanità perfettamente incastrata nel Mediterraneo. All’orizzonte echi di qualche ascolto londinese. E quei testi immaginifici, sognanti, componente spesso sottostimata dal prog, per quanto all’altezza del miglior cantautorato nostrano.

Da Oro caldo:

Profondi solchi di trincee,
come le rughe di chi ha pianto mai.
Il mondo è polvere di noi.
C’è nebbia nella mente mia.
Organizziamoci fra noi,
casa, lavoro, avremo e poi…
Falso, giusto, falso, giusto, falso, giusto…”

Mentre la litania prosegue, come viaggiasse all’infinito, sui binari di una dicotomia spinta verso i dilemmi della contemporaneità. Ma con dubbi esistenziali frutto di un retaggio decisamente più antico, come si accenna nella traccia successiva, Animale senza respiro: “Da un Olimpo innalzerai / sacri altari per gli dei. / Giacerà nei tuoi templi, / muta, l’immortalità. / Brucerai aspri incensi / e in quel fumo annegherai. / Falsi miti invocherai. / Animale! Animale! Crollerai! Crollerai!

Gli Osanna le cui maschere sul volto avevano fatto scalpore, figurando poi tra i primissimi a presentarsi sul palco così. Gli Osanna che, come ricorda sornione il frontman Lino Vairetti, finirono per ispirare anche i Genesis. Gli Osanna immersi nella controcultura dell’epoca che, su intuizione di Danilo Rustici (R.I.P.), cominciarono a inserire un frammento di Bandiera rossa nelle loro performance. Gli Osanna cuore del Be-In, la “Woodstock italiana” organizzata a Napoli nei primi anni ’70, nei preziosi filmati originali riscoperti da M. Deborah Farina.

Più in generale, gli Osanna che accanto a numerosi altri gruppi sbocciati in quella stagione indimenticabile, dal Banco del Mutuo Soccorso alla Locanda delle Fate, dalla PFM al Balletto di Bronzo, hanno scritto una delle pagine più belle, originali e creative della storia musicale italiana. C’è un estratto di tutto ciò, assieme ad altri spunti non meno coinvolgenti, suggestivi e accattivanti, in Osannaples. Perciò lasciatevi trasportare, così da prepararvi al meglio alla visione… e all’ascolto. In Prog We Trust!

Stefano Coccia